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Intervista di Simone Andrani al campione di Precision Rifle Massimo Legittimo

by Redazione
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Sin da quando l’Uomo ha mosso i primi passi sulla Terra, si è prefissato degli obiettivi da raggiungere, in modo tale da dimostrare a sé stesso e agli altri il proprio valore, mosso dal desiderio di dare una direzione ben precisa alla propria vita; tale volontà ha svolto un ruolo fondamentale nel processo di affermazione dell’attività fisica di cui i greci, i latini e gran parte dei popoli antichi hanno messo in risalto sia le funzioni terapeutiche che essa è in grado di avere sul corpo e sulla mente sia le sue funzioni educative e formative, propedeutiche all’osservazione delle regole che ordinano il mondo e conducono al rispetto per l’altro. 

Nel corso dei secoli, molte volte si è parlato della Storia come una maestra di vita, ma poche volte si è parlato di sport in tal senso, forse ignorando inconsapevolmente che l’attività sportiva, in ogni sua forma, è stata ed è per gran parte degli esseri umani strumento utile all’individuazione dei propri e degli altrui punti di forza e di debolezza, e dunque al bilanciamento del rapporto con il proprio io e con ciò che è parte del mondo che li circonda.

Ma andiamo ad esplorare il mondo dello sport partendo da una disciplina non convenzionale come il Precision Rifle (Tiro di precisione), di cui il casaranese Massimo Legittimo, tatuatore di professione ed ora nostro ospite, detiene il titolo di campione nazionale, così da scoprire anche qualcosa in più su attività agonistiche che la maggior parte delle volte non vengono prese in considerazione a causa di sciocche convinzioni e convenzioni riguardanti il mondo delle armi. 

Ciao Massimo, potresti dirci che cos’è ed in cosa consiste il Precision Rifle? 

«Il Precision Rifle è uno sport nato circa 20 anni fa negli USA, affermatosi in Europa soltanto negli ultimi 2-3 anni e che, sostanzialmente, consiste nel cercare di centrare da lunghe distanze e da svariate posizioni i diversi bersagli disseminati nei campi di tiro, in un lasso di tempo compreso tra i 90 e i 120 secondi; lo spostarsi, conferisce  dinamicità a questa disciplina, differenziandola dal tradizionale tiro a lunga distanza che predilige la posizione prona; a testimonianza di quanto affermato in precedenza vi è il fatto che spesso i tiratori si ritrovano a mirare al bersaglio da posizioni non convenzionali, appoggiandosi sulle strutture previste dal percorso gara come ad esempio: “cavalli di Frisia”, barricate, staccionate, o cordoli di pneumatici, ecc. 

Per  avere un quadro completo sul Precision Rifle, occorre tenere presente che la quantità e la qualità degli ostacoli da superare, così come la distanza da cui tirare, variano in base al calibro della carabina che, se pari a 223 Ir determina l’inserimento di un tiratore nella categoria “Centrefire” e lo mette in condizioni di andare a segno da un minimo di 50 a un massimo di 1200 metri, mentre se pari a 22 Ir ,invece, sancisce l’appartenenza di chi se ne serve alla categoria “Rimfire” ed offre la possibilità di fare centro da un minimo di 20 metri a un massimo di 300 metri di distanza o poco più.  

Ci tengo a dire che, al contrario di quello che molti pensano, la disciplina che io pratico non è un finalizzata al dar sfogo ad ancestrali frustrazioni come e quando lo si vuole, poiché anch’essa, così come ogni altra attività agonistica e sportiva, poggia su regole e princìpi che prevedono l’assegnazione di punti di penalità e persino l’allontanamento dal campo di tiro nel caso in cui non si rispettasse né il lavoro fatto da chi si adopera ad allestire i vari spazi di esibizione dei tiratori, né gli altri gareggianti.

In base alla mia esperienza personale posso comunque attestare

che la rivalità ha breve durata, in quanto gran parte delle gare termina quasi sempre con una grigliata, perché in fin dei conti questo non è che un gioco».

 Da dove deriva la scelta d’intraprendere una disciplina così particolare?

«Beh, penso derivi dal fatto che, sin da bambino, ho sempre avuto una certa passione per i film d’azione in cui erano presenti dei cecchini; l’attenzione che ho sempre avuto per questo tipo di pellicole, è stata incentivata dalla curiosità di sapere, più di ogni altra cosa, come fosse possibile andare a bersaglio, calcolando la distanza, la traiettoria del proiettile, la temperatura, l’umidità dell’ambiente circostante, il vento e i cambi di luce».

Cosa ti ha dato il Precision Rifle? 

«Senz’ombra di dubbio, questa disciplina mi ha dato la possibilità di scoprire posti che non avrei mai immaginato di poter visitare, ma soprattutto mi ha permesso di conoscere persone speciali, capaci di andare oltre la rivalità e abili nel formare un gruppo che funziona come fosse una famiglia, poiché sempre pronto a sostenerti nei momenti difficili e a tenderti una mano ogni volta che ne hai bisogno, sia sul campo di tiro che nella vita di tutti i giorni».

Cosa ti sentiresti di dire ai giovani e ai meno giovani per farli avvicinare a questo sport?

«Mi sentirei di dire loro che questo sport, oltre a indurre all’acquisizione di una certa fiducia in sé stessi e nella vita e ad aiutare a focalizzare l’attenzione su ciò che realmente conta eliminando il superfluo, determina il raggiungimento di una maturità tale da stimolarti a comprendere che l’altro non è un rivale da calpestare, ma da rispettare in quanto, inaspettatamente, egli potrebbe risultare un valido sostegno fisico, morale e spirituale, poiché in grado di farti percepire il più delle volte che, anche se in un torneo o nella vita va tutto storto, basta un sorriso o una bella pacca sulle spalle per rincuorarti e per incentivarti a entrare nell’ordine di idee che seppur tu non ti sia guadagnato il titolo di campione, possa comunque sentirti tale, anche solo per esserti messo in gioco e per aver accettato di farti guidare dalla passione per qualcosa che con il tempo impari a considerare panacea di tutti i tuoi mali e stabilizzatore della tua esistenza».

Ecco concludersi così un confronto capace di offrire molti spunti di riflessione e di aiutare a considerare la passione, sia essa per lo sport, per il cinema, per il viaggiare o per lo stare in compagnia, l’unico sperone di roccia che permette di restare aggrappati alla vita e di non venire totalmente risucchiati dal vortice dell’indolenza, dell’egoismo, della cupidigia e dell’inadeguatezza che è stato reso sempre più forte dall’imperversare dell’individualismo che, come il Leviatano di Hobbes, passo dopo passo, è riuscito a imporre regole e principi capaci di annichilire ogni uomo privandolo della sua unicità e togliendogli ogni certezza, determinando la sua incapacità nel comprendere quali siano le cose che contano realmente e spingendolo a dire, citando ignobilmente Franco Battiato: 

«Cerco un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente».

Simone Andrani

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