Nella nostra città non c’è cura per gli spazi e per i beni pubblici; nella nostra città le competenze non vengono considerate figuriamoci valorizzate; nella nostra città ci si rivolge ai professionisti esterni ai quali poco interessa della trasformazione dei luoghi dove noi viviamo perché tanto loro non ci devono vivere; nella nostra città molte decisioni vengono prese da chi, nella migliore delle ipotesi, non capisce niente perché non ha le necessarie competenze e però è convinto di sapere tutto; nella nostra città per l’incapacità, per la svogliatezza o, forse anche per l’impossibilità di far rispettare un divieto si recinta una piazza senza nessun criterio.
Mi riferisco allo scempio di Piazza D’Elia, forse una delle più belle piazze di Casarano dove si affacciano tre dei suoi più importanti edifici storici, fronte laterale della Chiesa Matrice, Palazzo D’Elia e Palazzo De Judicibus, recentemente restaurati nonché sede di frequenti manifestazioni soprattutto estive.
Due anni fa, nel corso della giornata del FAI, mentre si chiacchierava tra sindaco, assessori e consiglieri di ambo le parti si pensò opportunamente di vietare il parcheggio delle auto su piazza D’Elia, affinché tutti si potesse godere della sua bellezza.
Si ipotizzò di delimitarla con delle fioriere (ma considerando lo stato pietoso di quel poco di verde rimasto, meglio di no) o con degli elementi di arredo urbano che fossero in armonia con il contesto e, magari, anche utili ad una maggiore fruizione della piazza come luogo di ritrovo e aggregazione.
Provvisoriamente, per impedire il parcheggio, furono posizionati panettoni e blocchi di pietra che, però, non sempre sono serviti allo scopo poiché, soprattutto di sera, le auto ritornavano ad occupare gli spazi, come più volte segnalato ai vigili e sui social.
Sabato scorso la svolta con l’installazione di oltre venti blocchi fissi in cemento bianco candido sormontati da una inutile cupola in cima, che delimitano tutto il perimetro pedonale della piazza deturpandola perché del tutto fuori contesto, senza alcun senso estetico e senza altra utilità visto che, in assenza di panchine, neanche ci si può sedere sopra per fermarsi un momento a chiacchierare o ad ammirare i palazzi.
In attesa di leggere il parere espresso in merito dalla Sovrintendenza dei beni culturali mi chiedo come sia possibile che in due anni non si sia pensato di consultare un professionista per individuare una soluzione consona al luogo ed anche più funzionale rispetto al solo impedimento della sosta e come sia possibile che si continui a non avere amore per questa città che sprofonda giorno per giorno per incuria, incompetenza ed indolenza!
Antonella Barlabà